Il Salento pullula di chiesette ipogee create dai monaci Basiliani, appartenenti all’antico ordine di San Basilio (vescovo e teologo greco del IV secolo d.C), giunsero in Puglia dal Medioriente, dalla Siria e dall’Egitto.
Erano abituati a vivere in luoghi aridi e rocciosi e nel Salento trovarono condizioni climatiche e morfologiche favorevoli. Si rifugiarono dunque nelle grotte e negli anfratti del territorio salentino, dove si nascosero per molti anni.
In questi luoghi, da emarginati, i monaci non persero il loro consueto spirito positivo e li trasformarono in accoglienti dimore di preghiera.
In agro di Nardò si può ammirare una delle tantissime chiesette ipogee, questa in onore a Sant’Antonio Abate.
La cripta, risalente al XII/XIII secolo, è interamente scavata nelle pietre e ad accoglierci sono degli scaloni che ci accompagnano all’interno della cripta, posta a circa 1,5 metri sotto terra, alta 1,9 metri e con una superficie di 20 metri quadrati. Sono rappresentati:, la Vergine con Bambino, Cristo crocifisso, san Francesco, sant’Antonio abate con altri santi e i santi cavalieri.
TRADIZIONE
Il 17 gennaio di ogni anno, si rinnova la tradizionale “focara” a cura dell’Associazione Artt, con lo scopo di recuperare e tutelare la cripta. In mattinata sono previste visite guidate per le scolaresche. Nel pomeriggio, viene riproposto il tradizionale pellegrinaggio alla cripta, la veglia di preghiera e la proclamazione del Vangelo in lingua greca.
Segue l’accensione della focara e si possono anche degustare pettole e vino.
FONTE: salentoviaggi, santantonioabate